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George Akerlof: «Salvate il gregge dal capitalismo»

di Mario Platero

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25 maggio 2009
George Akerlof (AP / LaPresse)

Un mondo fatto di storie, di creduloni e di greggi. Se c'è un insegnamento che dobbiamo trarre da questa crisi del 2007-2009 riguarda il controllo dell'effetto "branco": controllare, cioè, la psicologia di gruppo che ci ha portato alle isterie e alle "bolle". Occore dunque controllare lo "spirito animale" latente negli esseri umani.George Akerlof, professore a Berkeley, premio Nobel per l'economia nel 2001 per il suo lavoro sull'asimmetria dell'informazione, ha pubblicato quest'anno con Robert Shiller un libro che ha già lasciato il segno nell'"ObamaWorld": «Spiriti Animali». Peter Orszag, il direttore del Bilancio per la Casa Bianca, ritiene che il libro sia importante «perché le sue tesi si applicano a tutte le aree dove abbiamo bisogno di cambiamento». Se poi aggiungiamo che la moglie di Akerlof, Janet Yellin, è presidente della Fed di San Francisco e dunque siede nel consiglio dei governatori della Banca Centrale a Washington le cose si aggrovigliano ulteriormente e l'influenza potenziale si allarga. Questo contatto diretto con i policy makers, rende le idee e le riflessioni di Ackerlof centrali per il dibattito sul futuro del capitalismo. E dunque in questa intervista ci illustra fattori psicologici importanti come la fiducia o la paura, determinanti per l'investimento. E chiede regole per la protezione del consumatore su cui, ad esempio stanno lavorando sia la Fed che il Tesoro americano.
Non c'è da stupirsi, dunque, se Akerlof tentenna quando gli chiediamo riferimenti più specifici alla congiuntura o a decisioni che possono essere recepite meglio di altre dall'esecutivo: rischierebbe di imbarazzare sua moglie in un possibile conflitto di interesse.

D'accordo professore, teniamoci sul contesto teorico: come relaziona la nostra componente animale al capitalismo?
Diciamo che nella natura e nella psicologia umana emerge un tratto comunque: la gente pensa in termini di storie. Interpretiamo il mondo e la realtà che ci circondano secondo la storia del momento. I prezzi delle case salgono, è un ottimo investimento. Continuano a salire, ci sono i prestiti subprime, compriamo. Le storie hanno un impatto psicologico sul gregge, le leggiamo sui giornali, le registriamo sul mercato. Convincono gli esseri umani, che per natura sono pronti a dare fiducia, a investire in un certo momento in qualcosa che in altri tempi non avrebbero neppure lontanamente sfiorato.

Siamo forse stati travolti da un gioco di di specchi?
Le rispondo con la storia, con la narrativa del capitalismo: il capitalismo produce quel che la gente vuole nel momento in cui le fabbriche sono in grado di produrlo. Peccato che dietro quella storia c'è un'altra realtà che la gente non vede: il capitalismo produce quel che la gente pensa di volere nel momento in cui le fabbriche sono in grado di produrlo. Non è una differenza psicologica da poco, perché molta gente non ha un'idea precisa sul da farsi in materia di investimento se non quando ascolta altre persone. In quel momento prende forma un'idea collettiva. Le faccio un esempio che riguarda anche l'investitore informato. Costui si appoggia ai giudizi delle agenzie per la valutazione del credito o alle società contabili che stabiliscono il valore di un'azienda. Il problema è che l'interesse di queste agenzie non è necessariamente allineato con l'interesse pubblico. Ma avendo la preferenza per una storia, la si prende per buona. E tutti diventano superfiduciosi. In questo contesto ci vuole una chiara protezione del consumatore, altrimenti si vende olio di tigre, la gente subisce la psicologia della fiducia che poi ha conseguenze imprevedibili sull'economia. Per questo c'è un bisogno vero dell'intervento del governo a proteggere la gente: è questo il modello secondo cui il capitalismo dovrebbe funzionare.

Per chi sono le regole?
Per tutti, per le grandi istituzioni ma anche per le piccole, perché il rischio sistemico da cui occorre proteggere il consumatore può venire da ogni parte e le storie se non sono controllate, possono ridurci a pezzi.

Quali sono le nuove regole del capitalismo?
Lasci perdere i dettagli, posso esplorarli fino a un certo punto. Mi importa invece stabilire che c'è bisogno di un nuovo metodo. Questo poi dovrebbe portare all'analisi delle regole.

Qual è il metodo, dunque?
Con Shiller abbiamo prima identificato i fattori psicologici che guidano l'economia. E abbiamo formulato otto domande centrali ad esempio su fluttuazioni economiche, su disoccupazione volontaria, sul differenziale sui risparmi a seconda dei paesi fino agli alti tassi di disoccupazione fra le minoranze. Nel formulare le nostre domande teniamo conto di cinque fattori psicologici: la fiducia, la paura, la corruzione, la malafede, diciamo l'imbonitore con l'olio di tigre, e la cosiddetta elusione dal danaro. Ci pensi, la gente si preoccupa più del valore del danaro che riceve in compenso che del potere d'acquisto di quel danaro. Eccolo il gioco di specchi. Lo sfondo è la storia, il miracolo di internet, il genio finanziario che esorcizza il rischio: hedge fund con ritorni mozzafiato, private equity che conquistano il mondo. Sono storie che nascono e crescono grazie al contesto psicologico di fondo ed erano le storie che ci dicevano come funzionava il capitalismo. Poi ci siamo accorti che quel capitalismo non funzionava affatto.

  CONTINUA ...»

25 maggio 2009
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